Saaalve carissim*, come state? Se non pubblico da circa un mese e mezzo è perché, ormai lo sapete, sono una persona scostante ma ci sto lavorando (ma chi te se fila sabrì). Comunque oggi vi parlo di un autore che vi ho già nominato ogni tanto, un po’ a singhiozzo, nell’attesa di parlarvene per bene in futuro. “In futuro” è arrivato e con esso un post su Lorenzo Gasparrini.
Lorenzo Gasparrini è un filosofo femminista che ha scritto ben quattro libri, ad oggi, nei quali si rivolge agli uomini nel parlare di femminismo; io ne ho letti tre ed oggi ve ne parlo.
Il primo e forse il più pesante di tutti i condizionamenti sociali che subiscono i maschi è proprio quello che li illude di essere fuori da ogni condizionamento, liberi di agire e di decidere grazie al loro libero arbitrio.
No. Del rifiuto e del suo essere un problema essenzialmente maschile
Lorenzo Gasparrini fa un lavoro preziosissimo nel ricostruire le fondamenta del femminismo, nello spiegare in poche parole e con un linguaggio ricercato ma colloquiale, ironico, accessibile cosa sia il femminismo e, soprattutto, “perché sia”: da dove e perché è nato, su quali comportamenti comuni, accettati come la norma si regga, perché rinunciarvi convenga a tutt*, anche agli uomini.
É un autore di cui apprezzo il lavoro per vari motivi: per l’ovvia utilità di ciò che scrive e per chi lo scrive; perché parla di condizionamenti sociali subiti dagli uomini senza sminuire quelli subiti dalle donne, senza che cioè passi il messaggio che il privilegio maschile non esiste; soprattutto, quello che apprezzo dei suoi libri è che per quanto brevi ed essenziali non sono mai soltanto teoria: il femminismo è una pratica di libertà, dice Gasparrini, e per liberarsi da qualcosa non basta sapere di essere oppressi, condizionati, non liberi, non basta prendere consapevolezza del fatto che c’è un problema, né sapere quale sia il problema né di essere noi stessi il problema: non basta non esercitare violenza, dissociarsi moralmente da chi la esercita o condannarla. Serve un’alternativa alla mascolinità tossica.
Che chiaramente non sta scritta già bell’e pronta nei libri di Gasparrini, i quali offrono, però, gli strumenti per riflettere insieme su come mettere in discussione il modo in cui siamo stati socializzati in quanto maschi e in quanto femmine, su come tentare di decostruire i ruoli di genere (partendo dal maschile) e su come, in generale, mettere in discussione le cose che pensiamo di sapere non è sempre un’idea così malvagia. Quello che Gasparrini ribadisce allo sfinimento in ogni suoi libro è la necessità di creare degli spazi in cui parlare di problemi maschili, di come decostruire il maschile e trovare alternative al modello attuale di mascolinità— in sostanza, creare un proprio movimento:
L’uomo eterosessuale, imprigionato dalla nascita nelle costrizioni della mascolinità virile, vincente, oppressiva, alpha, obbligato a parlare il linguaggio, a praticare le abitudini e a indossare la divisa del macho per essere socialmente accettato […] deve attuare una resistenza per la quale non c’è ancora né una storia né un senso comune cui richiamarsi.
Perché il femminismo serve anche agli uomini
Se “Perché il femminismo serve anche agli uomini” parte proprio dall’inizio, tentando di dare le basi in merito a patriarcato, sessismo, femminismo e di spiegare perché il femminismo non sia poi tanto sta roba da femmine annoiate, probabilmente lesbiche e sicuramente sessualmente frustrate ma una vera e propria pratica di liberazione che prescinde dai generi, “Diventare Uomini” si ferma più nello specifico sul ruolo dell’educazione nel rafforzare le logiche patriarcali. Parla di come siamo educati ad essere maschi e ad essere femmine e come questa educazione ci limita da adulti, spingendo gli uomini a voler vincere, dominare sugli altri per affermare la propria identità di maschi e le donne a subire per veder riconosciuta la propria identità di femmine (=se sei aggressiva nessuno ti vuole, se nessuno ti vuole che campi a fare).
“No. Del rifiuto e del suo essere un problema essenzialmente maschile” si sofferma sulla difficoltà degli uomini ad accettare, a subire, a gestire un rifiuto in ogni ambito (relazionale, lavorativo o sessuale) specialmente quando arriva da una donna; il libro tocca tantissimi aspetti, arrivando ad analizzare anche fenomeni come quello degli incel, la “friendzone”, la normalizzazione della violenza e degli stereotipi di genere nella pornografia, il legame tra patriarcato e capitalismo. La seconda parte, “Rifiutare”, parla di come “riappropriarsi del rifiuto”, di come iniziare a dire no a quei condizionamenti che sanno di privilegio ma che portano, insieme a un sacco di comodità pure un sacco di rotture di coglioni per tutti quanti, maschi e femmine.
Quando cammino di sera, per i motivi più vari, dietro a una donna che è lì per i fatti suoi, se lei si accorge di me, la maggior parte delle volte si stringe nel vestito e affretta il passo. Non mi conosce, non sa chi sono, vede solo che sono un uomo. Cosa ha trasformato il mio corpo maschile in una minaccia latente, in un possibile pericolo per qualcuno? Come posso permettere di essere considerato una specie di arma per il solo fatto di avere questo corpo, senza che sia mai stato chiesto il mio consenso? E cosa mi impedisce di farmi queste ovvie domande, e invece mi spinge a pensare che quella “strana” sia lei e che io non ho colpa di nulla?
Perché il femminismo serve anche agli uomini
Bene amic*, che mi dite? Conoscevate già questi libri, e se no, vi ho incuriosito o vi ho soltanto ammorbato inutilmente la giornata? Fatemi sapere. Io vi ringrazio come sempre d’avermi letto anche stavolta e vi aspetto alla prossima! Vi lascio i riferimenti dei libri di cui ho parlato:
- Perché il femminismo serve anche agli uomini , erid edizioni (collana BookBlock), 2020
- No. Del rifiuto e del suo essere un problema essenzialmente maschile, effequ edizioni (collana saggi POP), 2020
- Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni, settenove edizioni, 2020
sabrina
Mi sento molto ignorante: dovrò recuperare e ti ringrazio molto per questo post!
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Felice di avertelo fatto conoscere allora! È un argomento un po’ “di nicchia” sia perché di uomini che parlano di femminismo ce ne sono pochi sia perché a quelli che ci sono non viene dato molto spazio.
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Devo ancora leggere qualcosa di Gasparrini, anche se ho già alcuni dei suoi lavori che mi aspettano nell’ereader.
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Non conoscevo né l’autore né i libri, ma ne hai fatta una presentazione degna del contenuto, non è mai abbastanza parlare di questi temi.
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Grazie! Per me i suoi libri sono stati illuminanti.
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