Solo per sempre tua, di Louise O’Neill

Per raccontarvi Solo Per Sempre Tua nel modo più immediato ed efficace che mi viene in mente partiamo dalla copertina: c’è una bambola, perfetta come tutte le bambole, di cui vediamo soltanto il viso, gli occhi distanti e il sorriso meccanico in una strana, opprimente penombra. Accanto a lei, bianco su nero, l’unico elemento di luce oltre la sfavillante bellezza di Barbie è la scritta: “only forever yours”. Solo per sempre tua.

Cos’è, una condanna? Una minaccia? Un destino già segnato dall’impietoso fato dei Latini? No, nessuna di queste: “solo per sempre tua” è una presa di coscienza. Una verità vera da secoli, ineluttabile, meschina, eppure ancora spesso svilita e negata.

Sii buona. Sii carina. Sii scelta.


Quello che visitiamo oggi è un mondo distopico in cui i prodigi della scienza, come sempre credendo di far del bene, hanno portato ad una sfiorata distruzione di massa: la tecnologia ha progredito al punto che i neo-genitori possono non soltanto sapere in anticipo il sesso del bambino che la madre porta in grembo, ma addirittura scegliere se avere un maschio o una femmina. La volontà di tenere in vita solo i figli maschi ha portato, nel giro di qualche anno, alla pressoché totale cancellazione del genere femminile e, di conseguenza, ad un passo dall’estinzione dell’intero genere umano. Ma ecco intervenire, ancora una volta, la fredda, inumana, salvifica scienza: le ‘femmine’ vengono ora prodotte in laboratorio, vengono chiamate ‘progetti eva’ o semplicemente ‘eva’ ed educate in scuole simili a collegi dove imparano ad essere come il mondo le vuole. Belle, graziose, sexy, brave in casa, brave coi figli, un po’ ignoranti ma, in fondo, a che serve loro saper leggere?, sempre disponibili ma non troppo e per carità non con tutti, mai negative e sempre sorridenti.

Finita la scuola, a diciassette anni, le migliori ottengono il futuro più desiderabile— la vita coniugale, un uomo al loro fianco e il premio più ambito: diventare madri— , mentre le altre, quelle non scelte e quindi inadatte a diventare mogli ma non del tutto inutilizzabili, vengono immesse nell’industria del sesso. Le eventuali eva rimaste, (quelle buone nemmeno per il sesso, gli scarti insomma) diventano caste e dedicano il resto della vita ad addestrare altre giovani eva.

In questo background post-apocalittico e già di per sé inquietante, seguiamo la storia di freida e isabel (le iniziali minuscole sono volute, solo i ragazzi hanno la maiuscola nel nome), due eva che frequentano l’ultimo anno nella scuola: entrambe popolari, entrambe bellissime, sono finalmente giunte alla fine degli studi e non vedono l’ora che arrivi il momento per cui si preparano da una vita: l’arrivo degli Eredi, dei ragazzi, cioè, che dovranno scegliere tra loro chi sarà la loro compagna. L’ultimo anno è quello decisivo, è quello in cui più di tutti è importante non perdere mai un centimetro di bellezza, perfezionarsi ogni secondo e rimanere costantemente impeccabili. Il premio in palio è tanto desiderabile quanto esclusivo, gli Eredi sono solo dieci e le eva trenta, e pur di non diventare becera carne da spettacolo o, peggio ancora, un’inutile vecchia casta, anche le eva più docili e altruiste tirano fuori il lato di sé più arrivista e competitivo.

Tramite freida, protagonista insicura e anonima in cui è facile riconoscersi, seguiamo i destini delle eva che vincono, che ce la fanno, e di quelle che invece non si piegano, che si ribellano, che decidono che a costo di essere brutte, grasse, imperfette, inguardabili, rumorose si riprenderanno il diritto di decidere da sè come trattare il proprio corpo.

“Perché stai facendo questo a te stessa? Al tuo corpo?” […]

“Perché è il mio corpo” mi interrompe.

Questo libro mi ha lasciato perplessa: per essere uno young adult ha il pregio di trattare con il giusto registro tematiche importanti, di svelare i meccanismi tossici della società al pubblico di lettori che più ne risente ma che meno li conosce, che meno viene educato a come riconoscerli e sottrarvisi. Mi sono sorpresa a riconoscere la me stessa attuale e, soprattutto, la me stessa adolescente in tutte le fragilità ‘femminili’ e quotidiane di freida: non è facile ammetterlo perché può sembrare una sciocchezza o persino un’esagerazione colossale da drama queen, eppure ho trovato molto, molto familiari le scene in cui freida si guarda allo specchio, analizzando ogni centimetro del proprio viso e del proprio corpo alla ricerca di difetti da cancellare e punti forti da valorizzare, e le frequenti scene in cui la ragazza si accorge, dopo aver passato ore a decidere un outfit, a truccarsi per sembrare perfetta, che tutte le altre ragazze sono, senza sforzo, migliori di lei.

Quello che però mi ha spiazzato è l’estrema crudezza della narrazione: voglio dire che è un libro decisamente dark, cupo, la narrazione è spietata, sincera ed esplicita. É vero che il modo più efficace e diretto di parlare di ossessione per la bellezza e mercificazione della donna è senza troppe metafore e giri di parole, mostrarla così com’è, però leggendo mi sono trovata spesso a chiedermi se certi passaggi, certe storyline fossero o meno fuori luogo in uno Y-A con età di lettura consigliata 14 anni: c’è, in particolare, qualcosa colpisce duramente isabel, la bella e speciale isabel, qualcosa che arriva all’improvviso (anche se tristemente annunciato), e questo qualcosa che arriva e che cade come una bomba nel deserto (non visto, non sentito) la spezza, la rompe in mille pezzi, e con lei va in frantumi anche freida. La storia di isabel è di una violenza allucinante, inaspettata, e ancor più angosciante è vedere come le altre (le caste, le eva, e soprattutto l’amica freida) reagiscono all’evidente sofferenza di isabel.

Mi guardo da ogni angolazione, cercando di capire che aspetto avevo avuto vista da destra o da sinistra. Ero sembrata più carina quando sorridevo o quando mi concentravo?

(questa cosa la facevo anche io da adolescente)

“Solo per sempre tua” è un’etichetta, un binario pre-impostato che conduce all’unica vita che si ritiene auspicabile per le donne; è la voce, nel libro rappresentata dalla figura del Padre, che chiede a tutte, da sempre, di essere nient’altro che delle silenziose e plasticose Barbie da esposizione, di usare meno il cervello e più le gambe o quel che c’è in mezzo, di tenersi lontane dai tavoli a cui siedono i maschi e se proprio insistono che si accontentassero di fare da accompagnatrici, da elementi decorativi o presenze necessarie a zittire chi urla al gender gap.

“Solo per sempre tua” è uno specchio che riflette e amplifica questo lato della nostra cultura, quella che esalta la bellezza femminile e la forza maschile come unici indicatori di valore, che spinge le donne verso il destino della maternità e gli uomini verso il prestigio sociale, quella che non educa alla sessualità e che non si indigna per gli stupri ma per le pubblicità di assorbenti che hanno la faccia tosta di rappresentare il sangue rosso e non di un discreto color blu-azzurrino.

L’ambientazione del romanzo non apparirà originalissima a chi abbia già letto anche solo un paio dei sci-fi o distopici più conosciuti, ma è ugualmente ben costruita, godibile e in ogni caso potrebbe risultare originale a chi è nel target da young adult, apprezzi il genere e/o sia vergine alla fantascienza.

La trama scorre veloce e prevedibile, con passaggi un po’ cringe, colpi di scena a volte ben architettati e altre un po’ cliché da storiella per teenager e i classici personaggi da film TV targato Disney (il ragazzo bello e altruista, le ‘mean girls’, la protagonista goffa e insicura in cui tutte possono riconoscersi, …): letto dopo i vent’anni potrebbe annoiare, però preso come una lettura per giovanissimi funziona, e anzi la leggerezza della trama in realtà può controbilanciare la pesantezza dei temi che vi giuro sembrano stupidate ma alcune scene sono coltellate.

Il target di riferimento è quello adolescenziale, e se il tono è sicuramente adatto, la spietatezza dei temi e del registro con cui vengono presentati lo è forse un po’ meno, ma questo è un tratto che dipende anche dalla sensibilità del lettore al di là dell’età anagrafica.

Se e quanto Solo Per Sempre Tua di Louise O’Neill mi sia piaciuto me lo sto ancora chiedendo. Forse una via di mezzo: Louise O’Neill è “la migliore scrittrice crossover vivente” come ha scritto The Guardian? Assolutamente no.
É un “manifesto neofemminista” com’è scritto nella sinossi? Che esagerati, addirittura un manifesto non penso proprio.
É un bel distopico, crudo come dev’essere un distopico, accessibile e senza chissà quali pretese come dev’essere uno Young-Adult, femminista come dovrebbe essere qualsiasi cosa vivente e non vivente.

sabrina

Edizione: Il Castoro ed. (collana Hot Spot), 2016. Trad. Anna Carbone. 367 pagine.

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