Tra il 1914 e il 1915 l’americano Edgar Lee Masters pubblica una raccolta di poesie in versi liberi, con l’obiettivo di denudare e smascherare i segreti e le ipocrisie di una piccola (immaginaria) cittadina rurale americana, Spoon River.
La sua antologia è una sorta di “storia a puntate” dai toni gotici e dai rimandi TimBurtoneschi, raccontata in poesia:
248 apparizioni, 248 fantasmi sepolti nel cimitero di Spoon River, emergono da sotto terra e recitano il proprio epitaffio. Ogni poesia porta il loro nome e racconta la loro vita, che non di rado è collegata ad altre, in modo che, alla fine, ne emerga una sola macro-trama: la vita di Spoon River.
Alcuni ne hanno anzi individuate 19 di trame “principali” cui le diverse poesie di riferiscono, rendendo la lettura persino avvincente e interessante come fosse un romanzo.
Tramite le vicende degli abitanti del ristretto ecosistema di Spoon River, in realtà Masters volle descrivere i peccati che accomunano l’intera umanità:
gli abitanti della cittadina americana sono infatti, nella morte, ormai liberi dalle cerniere che serravano loro le labbra in vita, e possono finalmente scaricarsi di dosso un peso denunciando crimini e illegalità di cui furono testimoni, e persino autodenunciandosi, senza perdere onore, rispettabilità, conquiste materiali o sociali, o qualsiasi cosa fosse che in vita li tratteneva.
Spoon River è una cittadina immaginaria, inventata dallo stesso autore, ma i personaggi sono ispirati ai cittadini realmente esistiti dei paesini di Lewistown e Petersburg, nell’Illinois, dove l’autore visse e crebbe: molti di loro erano ancora in vita quando Master pubblicò la sua opera, e non furono troppo contenti di vedere le proprie segrete vicende così apertamente esposte al pubblico, e non tanto per le storie in sé che le poesie raccontavano, quando per come venivano raccontate: i protagonisti di ogni componimento non hanno più alcun legame con la vita, hanno perso l’interesse per ciò che fino all’istante prima di morire tanto avevano a cuore, non soffrono più di rancori, rabbia, rimpianti, e non hanno dunque paura a testimoniare con assoluta sincerità e trasparenza, senza filtri, con distacco e naturalezza.
Vista così, l’Antologia di Masters è più che una raccolta di poesie di valore letterario, ma assume anche un’importanza politica e civica per la storia americana:
giudici corrotti, gente importante e con una certa nomea, che commise stupri,violenze,omicidi, furti,rimanendo impunita nell’omertà generale; persone condannate ingiustamente per coprire crimini commessi da altri più potenti e famosi, grida di denuncia da parte di giovani che avrebbero preferito finire in carcere per “piccoli furti”, piuttosto che morire in una guerra di cui non condividevano gli ideali, sotto terra con un beffardo angelo marmoreo ad erigerli a martiri ed eroi.
Ricapitolando: dei fantasmi in una fredda, grigia e tetra cittadina rurale americana di inizi Novecento escono dalle loro tombe e iniziano a parlare. Già la cosa ha il suo fascino, capirete bene, specie se si è sotto Halloween.
L’ambiente è gotico e tetro, il tono dei narratori è solenne, smorto e apatico, eppure le emozioni che essi provavano in vita emergono chiare, forti e vivide dalla pagina, e il lettore se le sente esplodere addosso come proiettili: fanno tanto male al cuoricino.
I morti che rivelano la vera Spoon River dalla propria tomba lo fanno con un’eleganza liscia e scorrevole, scegliendo parole mai troppo ricercate ma evocative ed efficaci, che rendono le poesie godibili anche per chi (come la sottoscritta) non è particolarmente attratta dalla poesia, ma lo è dal goth e cerca qualcosa che ricordi un Edgar Allan Poe un po’ meno estremo.
Queste sono due tra le mie preferite: due perché sono collegate tra loro, tra le mie preferite sia per il tema dei genitori che mi è molto caro, sia perché rappresenta bene il tono tristemente bigotto che Master voleva denunciare con la sua Antologia:
Mrs. Charles Bliss
Rev. Lemuel Wiley
★ ★ ★★ ✰
Edizione di riferimento:
Newton Compton Editori (Paperback poeti), sesta edizione Maggio 1978. (vecchiotta, eh?)
Tradotto da Letizia Ciotti Miller
sabrina
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